vita vissuta.
L’arte di essere degli esseri umani.
Dio, ha dato ad ogniuno di noi innumerevoli potenzialità per essere, per esprimerci, comunicare, vivere, non ci ha dato solo i sensi più comuni, (vista, udito, olfatto, tatto e gusto), ma ci ha dato molto molto di più, e in parte, questo molto di più, si ricollega ai cinque sensi.
Da non vedente, ho imparato una cosa che agli occhi di chi vede può semprare assurda ma in realtà non lo è, ho imparato che non basta usare solo questi sensi per vivere, o meglio, sì usalri ma non solo, io che non vedo ad esempio ho imparato che, l’apparenza inganna, ho imparato che c’è una grande differenza fra pensare e vedere con la testa, pensare, ragionare, come si fa comunemente è una cosa, e vedere con la testa è tutt’altra cosa, vedere con la testa, vuol dire, ragionare in modo amplificato, appunto, vedere con la testa, e questo si può fare, imparando a sviluppare e affinare i sensi residui, ho imparato che, ciò che è essenziale è invisibile all’occhio, ma soprattutto, e questo l’ho imparato a mie spese, che, ogni particolare sensazzione ha la sua ragione nella realtà.
Franco Battiato, in una sua canzone dice: Con le palpebre chiuse, si intravede un chiarore, che con il tempo, e ci vuole pazienza, si apre allo sguardo interiore.
Durante la scuola elementare grazie ad una maestra, una donna meravigliosa, non solo ho studiato le classiche materie scolastiche, (storia italiano geografia matematica), ma ho scoperto insieme a lei, e pian piano imparato ad affinare, l’uso degli altri sensi, e approposito di sensi, un’altra cosa molto importante ho imparato, osservare è una cosa, toccare è tutt’altra, sia con le cose, ma soprattutto nei rapporti con le persone, e poi, dato che il Signore ha voluto essere veramente buono con me, mi ha dato un dono grande, dono che mi ha permesso di andare lontano, e cioè, l’avvertire l’altro, avvertire lo stato d’animo delle persone e quindi le loro intenzioni, questo, somato al resto, mi ha consentito di vivere una vita bellissima.
La vita è incredibilmente bella, non solo nei momenti belli, ma anche e soprattutto in quelli meno belli, in quelli duri, difficili, dove devi mettercela tutta per risalire la china, alla luce della MIA ESPERIENZA, POSSO BEN DIRE, CHE, DI FRONTE A TANTI MALI CHE AFFLIGGONO IL MONDO OGGI, LA MIA ciecità assoluta è una sciochezza, è cosa da poco, e mi viene da sorridere quando spesso mi dicono, magari in buona fede, Peccato che sei cieco, e io: Cieco io?
Sì è vero, io non solo sono cieco, ma da qualche tempo non ho più entrambi i miei occhi ma grazie a Dio, il cervello mi funziona benissimo, e anche le gambe e braccia, per questo io mi sento non solo fortunato, ma miracolato.
I miracoli, non sono solo quelli che in tv aimè fanno spettacolo, ma Dio e i Santi ce lo insegnano, ci sono miracoli che non si vedono ad occhio nudo, eppure accadono ugualmente, magari sotto il nostro naso, ma noi, non li vediamo, o fingiamo di non vederli, e questo è ancora più grave,
un’altra cosa, la differenza tra, guardare e vedere, apparentemente sembrano due parole identiche, invece no, c’è una sottile ma determinante differenza, e qui torniamo all’uso del cervello, quando si dice, ho visto questo ho visto quello, ho visto quella persona star male, ma, abbiamo guardato bene?
Guardare, significa lasciare entrare veramente dentro di noi ciò che abbiamo visto ed elaborarlo, e qui si torna al vedere con la testa.
Un’altra cosa mi fa ridere da impazzire: molti mi chiedono: ma tù vedi il buio? E io, ma, come può un cieco assoluto che per di più non ha più entrambi i bulbi oculari vedere il buio? Su questa errata teoria, va fatta chiarezza mentale, un cieco non vede con gli occhi fisici, e di conseguenza non può vedere il buio come una persona £vedente£, e di conseguenza io non ho bisogno ad esempio di accendere la luce per muovermi in casa, perché io ho la luce dentro.
Un’altra cosa mi chiedono spesso, che mi fa sppanciare dalle risate: mi dicono: come fai a scendere le scale? Con le gambe rispondo io, ma non è una risposta scontata, perché anche i piedi, hanno una propria sensibilità tattile, e di questo particolare, ho lasciato senza fiato qualche operatore di qualche sala amica in aereoporti o stazioni ferroviarie, perché, negli aereoporti ad esempio, a chi opera nel nobile servizio di assistenza nelle sala amica, aimè ho capito che, viene loro insegnato che, indipendentemente dal tipo e grado di disabilità, si fa sedere la persona sulla sedia a rotelle per salire in aereo, tranne una persona che qui merita d’essere mensionata, perché è la dimostrazione della grandezza dell’essere umano: addirittura, di questa gentile signora incontrata nella sala amica dello scalo aereo di Trapani Birgi, mi ha colpito la sua sensibilità, umanità, dolcezza, ma soprattutto uno spiccato senso di rispetto della persona, lei, prima di farmi sedere sulla sedia a rotelle mi ha detto: faccia come preferisce signòr Marco, in occasione di un’arrivo a Birgi,io, che avevo accanto moglie e figlia, d’istinto hoo preso la mano della signora Rosaria, e sono sceso dall’aereo con le mie gambe, passeggiata questa che mi ha fruttato la composizione di tre brani musicali composti al momento, Donne a Birgi, La camminata, e Le gelsomine.
E qui è doverosa un’altra precisazione in fatto di percezioni che hanno la loro ragione d’esistere nella realtà: quella mattina, scesi dall’aereo a Birgi, ho avvertito un forte vento freddo, la gentile signora che mi accompagnava tenendomi per mano nella sala arrivi, PORTAVA I TACCHI, E ANCHE LA MIA dolce musa e moglie li portava, ebbene, come suono di violini, quel vento, era come se abbracciasse le due signore, e qui, ho avuto l’ennesima conferma, il vento, il vento rende le donne ancora più belle fascinose e affascinanti.
Tornando per un momento al discorso della musica, quest’ultima, mi ha molto aiutato nell’affinare gli altri sensi, e posso comporre musica al momento perché ho imparato proprio a lasciare entrare dentro ciò che mi giunge dall’esterno.
Mi è sucesso di condividere il discorso dei sensi residui, a scuola, con gli amici, o in occasione di incontri con ragazzi e adulti in scuole oratori o catechesi, e in famiglia, osservare l’altro per conoscerlo è ben diverso dall’osservare una persona per altri fini, c’è carezza e carezza, e abbraccio e abbraccio, come c’è stretta di mano e stretta di mano, le cose sono tutte là, sta a noi imparare a distinguerle e dare loro il loro giusto senso, si può osservare o accarezzare la caviglia alla signora che ti è seduta di fronte, e lo stesso si può fare ad un’amica, e qui, il modo di parlare, muovere il nostro corpo, è determinante, e questo discorso vale per chi fa il gesto prima di tutto, e poi per chi lo riceve capirne il senso.
Approposito di percezioni, ricordo un’episodio molto divertente, mi trovavo a casa mia, una bella serata con alcuni amici, io raccontavo un episodio non molto piacevole che mi era capitato giorni prima, e avvertivo nel silenzio della sala, le amiche che sorridevano in silenzo secondo loro, per non farsi accorgere, ma io avevo avvertito tutto, ad un tratto mi alzo dalla sedia e dico loro: mi state prendendo in giro? In salotto è calato il silenzio.
Fra le tante cose belle che la vita mi ha riservato, c’è l’incontro con colei che è divenuta la donna della mia vita, la mia regina, sposa e musa, Maria Grazia, con lei, da fidanzati prima, e nel matrimonio poi, ho potuto condividere tutto ciò, ed’è bellissimo avere la possibilità di condividere insieme a mia moglie e mia figlia tutto questo, e posso dire che ho sposato una grande donna, ho sposato un’angelo.
Però, sono andato così lontano nella vita GRAZIE A DEI GENITORI CHE, DA BAMBINO MI HANNO FATTO CRESCERE E MI HANNO DATO QUEL QUALCOSA CHE POI MI HA DATO LA SPINTA PER SPICCARE IL VOLO, RICORDO CON MIO PADRE COL tempo ho condiviso proprio l’affinare dei sensi, dall’ascoltare insieme in campagna il canto degli uccelli, e il suono dei grilli, alle esplorazioni su strada con il bastone bianco, e i grandi trionfi bastoniani e musicali.
Anche per il discorso di uscire da solo con il bastone bianco, è stato determinante tutto il lavoro di affinamento fatto in precedenza, questo, mi consente di affrontare sulla strada percorsi abituali e non, perché io, quando cammino per strada, ho sì i miei punti di riferimento, ma guai a memorizzare i percorsi, perché la strada aimè,è sempre piena di nuovi ostacoli o pericoli, quindi, devo essere in grado di aggirarli, poi incontro spesso qualcuno che molto gentilmente mi aiuta, anche se spesso, mi fanno sbagliare strada o pulman, e allora è veramente un guaio. Se sbaglio da me, in qualche modo riesco a tornare su i miei passi, MA SE MI FANNO SBAGLIARE, ALLORA TUTTO DIVENTA più complicato e rischioso per me e per gli altri. Ogni bastone o mezzo tecnologico mi può aiutare se io sono in grado di orientarmi, e lo stesso vale per il cane guida.
Diverse sono state le esplorazioni su strada con il bastone bianco, in solitaria, sono arrivato da solo in treno a Venezia e Rovereto, ed’ho esplorato anche il deserto giordano, un altro grande trionfo di vita.
Tanti mi chiedono se c’è qualcosa che mi fa arrabbiare, non sopporto la falsità e l’ipocrisia, meglio una brutta verità che una bella bugia, non sopporto le frasi fatte, spesso nascondono qualcuno da qualcosa, e non tutti i detti o proverbi li condivido, uno in particolare: Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, non è vero, anzi, per me è stato ed’è il contrario, il fidanzamento a distanza con la mia dolce musa lo dimostra, insieme abbiamo vissuto e condiviso due anni e tre mesi duri faticosi ma bellissimi e intensi, e questo, ci ha consentito di vvivere un matrimonio particolarmente bello, ricordo il primo viaggio a Chiuduno della mia musa dopo due mesi di fidanzamento a distanza, lei, e qui ancora una volta c’è la sensibilità femminile, prima di tornare in Sicilia, lei mi ha lasciato un fazzoletto con il suo profumo, ebbene, quel fazzoletto l’ho conservato come oro fino al viaggio successivo della stessa a casa mia, altro che internet, è veramente vorrei ma non posto, all’ora, ne io ne lei usavamo il computer, avevamo a disposizione un telefono e un registratore per comunicare, oltre alle lettere scritte su carta, eppure, dopo quindici giorni volevo già sposarla, la mia dolce musa, o come dicono nel trapanese, la signora mia.
Diversi sono stati i brani musicali composti per la musa, uno in particolare l’ho composto la sera che ci siamo incontrati, a casa di amici in comune, e poi un altro brano ricordo in particolare, Infinito è il suo titolo, e mi è stato ispirato dalla stessa musa mia, in un momento bello, uno scambio d’energia umana vitale, in un’arte umana e spirituale fra donne nella quale la mia dolce musa è molto brava, è come una musica per orchestra.
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