Il caffè di questa mattina.

La vita è incredibilmente bella perchè non solo è ricca di sorprese, ma è una scuola per l'eccellenza, non basta nella vita avere la vista, un diploma, una o più lauree, io ho incontrato nella vita persone con quattro lauree ma che nella vita non hanno vissuto, ho incontrato persone con la terza elementare ma con una ricchezza interiore e un'esperienza di vita da fare invidia a scienziati; insomma, il pezzo di carta, le carte in regola nella vita sono sì importanti ma non sono tutto.

Tanti luoghi comuni, tante frasi fatte ho sfatato, rimosso dalla mia vita, perchè non li sopporto, perchè la mia vita è bella così com'è e non cambierei la mia vita con nessun'altro al mondo. Il luoghi comuni, le frasi fatte, il più delle volte mi fanno incazzare, non arrabbiare ma incazzare, perchè sono sintomo di ciecità interiore che è molto più grave della ciecità oculare.

Mi incazzo, ecco un adagio da sfatare, mi viene da ridere quando la gente mi chiede stuita: perchè ti incazzi? E io: perchè non mi posso, non mi devo incazzare? Io sono cieco assoluto, sono una persona felice, ma ciò non toglie che, da essere umano comune mortale io non possa, non debba incazzarmi, perchè quando mi fan girare le balle e soprattutto quando mi si manca di rispetto, eccome se mi incazzo, e se mi dicono stai calmo, mi incazzo ancora di più perchè mi sento preso per il culo.

Gli antropologi, gli psichiatri, psicologi, insegnano che, non c'è errore più comune di dire a una persona che sta esternando icò che prova, stai calmo, perchè nel momento in cui la persdona sbotta è perchè ha talmente piene le balle che l'organismo stesso ha bisogno di sfogare ciò che crea fastidio, quindi indipendentemente dal motivo che porta la persona a incazzarsi, la persona va lasciata sfogare, poi si può discutere.

Le persone nate nelle generazioni dal 900 fino agli anni 90, sono cresicute con l'adagio: mi raccomando, fa il bravo, (il fesso), oppure la classica frase quando a otto anni ti senti dire: fa il bravo, sei grande adesso, la stessa frase te la risenti dire a quattordici anni, sei grande adesso, e a diciotto? Adesso sei grande, (80).  Ma cosa vuol dire diventare grandi, essere grandi?

Gino Paoli in un suo brano di successo, dice: Eh, sono ancora qui, qui con le mie domande, eh, sono ancora qui, cosa farò da grande?

A 18 anni si diventa maggiorenni, ma solo sulla carta nella maggiorparte dei casi, ho conosciuto persone che a cinquanta, sessant'anni, sono infelici e perchè? é vero, sono diventate maggiorenni a 18 anni, sono diventate adulte, ma, non ragionano con la loro testa; aver compiuto 18 anni non basta, diventare adulti non basta, sei veramente grande nel momento in cui impari a rispettare il prossimo tuo come testesso, ma a ragionare con la tua testa, con la farina del tuo sacco, allora sì che puoi dire, sono diventato grande, a 18 come a 80 anni.

Non abbassare mai la testa, è questo il mio segreto che mi ha portato lontano nella vita, perchè quando c'è una disabilità, è ancora più importante non abbassare la testa, molti disabili sono caduti in depressione non per la loro disabilità, ma perchè gli altri, li volevano a loro somiglianza, essere ciò che gli altri vogliono che tù sia, no, non si può e non va bene.

Essere sestessi, questo è l'importante, essere sestesso non significa fregarsene del prossimo e fare ciò che ci pare, ma, essere sestessi vuol dire rispettare il prossimo ma andare avanti per la propria strada, con la propria testa, anche se questo può costare qualche conseguenza spiacevole, perchè l'essere sestessi atgnenta anche eventuali conseguenze.

Da adolescente, da ragazzo, gridavo, davo pugni sul tavolo, urlavo, mi incazzavo, davo a tutti spiegazioni, ma poi, la vita stessa mi ha insegnato che non va proprio così, e notare bene, non mi sono mai arrabbiato per la mia disabilità anzi, la ciecità è niente in confronto, ad un certo punto è la vita che ti porta con sè, e ho imparato a mie spese che, più che le parole, nella vita sono i fatti che contano, la coerenza, e questa, è una cosa che penso dall'età di 12 anni, in pratica, fino a 22 anni, io ho vissuto felice, con la mia gioia di vivere, pianificando ogni passo per costruire la mia vita, a 22 anni ho iniziato a mettere in pratica ed'è stata una sorpresa, perchè da 22 anni in poi, i miei no, davano fastidio a tutti o quasi, i miei genitori mi hanno insegnato che nella vita ci sono i sì ma anche i no, quindi, io a 22 anni, per vari motivi ho iniziato a snocciolare dei no molto pesanti da mandare giù, ma si trattava della mia vita, non potevo fare altrimenti; ed'è proprio grazie a quei no, che sono andato lontano nella vita e un giorno sono diventato padre anch'io.

Da ragazzo, quando mi arrabbiavo, tutti a dirmi, lo capirai quando diventerai padre, nel giorno in cui sono diventato padre, ho capito che, quello è un luogo comune del cazzo, anzi a tal proposito ho imparato che, si deve fare molta attenzione a cosa si dice ai figli, perchè poi ti si potrebbe ritotrcere contro in seguito, più fatti e meno parole; una volta mio nipote mi ha detto: ascoltare di più e parlare di meno.

Io , grazie a mia figlia, a 55 anni posso dire che ho capito perchè da ragazzo, ma anche da adulto, tante cose mi facevano incazzare come una bestia: in più c'è il fatto che io ho imparato a vedere con l'occhio della mente, così nel tempo, sono andato ancora più lontano nella vita. Da ragazzo gridi per istinto, da adulto, gridi quando non puoi farne a meno perchè ne hai piene le balle, da ragazzo, rispondi ai genitori perchè vuoi spaccare il mondo, da adulto, rispòondi per far valere le tue ragioni, o perchè sei saturo; la sberla, lo schiaffo, il ceffone, come lo si voglia chiamare, non servono a nulla, i ricatti non servono a niente, nella vita, in ogni rapporto ci vuole: rispetto, dialogo, ascolto e comprensione, altrimenti i rapporti, tutti i rapporti con le persone si spaccano.

Un'altro segtreto che nella vita mi ha aiutato è, l'equlibrio testa cuore, le due cose camminano insieme, ciòp che senti nel cuore ragionarlo con il cervello, che nel mio caso vuol dire, ascoltare le perceizoni; questo, mi ha aiutato nel bene ma soprattutto nel male; in tutto questo, la musica si è rivelata preziosa e fondamentale, poi, delle esperienze di vita dolorose mi hanno dato un ulteriore inseniamento, e allora ho cominciato a sostituire la rabbia con il silenzio, i fatti alle parole, l'indifferenza a provocazioni il più delle volte studiate a tavolino di proposito, per mettere alla prova i miei nervi, un giorno ho detto a me e a mia moglie basta, da questo punto in poi, basta parole, spòiegazioni, isterie, perchè ad un certo punto, già saturo per tante situazioni che avevo vissuto, ho rasentato un esaurimento nervoso, io sono felice, ho accettato e vinto la mia ciecità, eppure nella vita ho avfuto tre esaurimenti in tre momenti diversi, sono caduto in piedi, perchè la mia gioia di vivere è al di sopra di tutto.

Una cosa poi mi è accaduta che, ad un certo punto mi ha fatto non più arrabbiare ma sorridere: c'era una ristretta cerchia di persone che si divertiva a studiare battute a tavolino per mettere lalla prova i miei nervi, per vedere se mi sarei incazzato come da ragazzo: poveri polli, no, non ci sono più cascato e non ci casco più, perchè nerlla vita non si finisce mai di imparare, ma una cosa ho imparato a fare nella vita: silenzio. Un'altra cosa mi fa sorridere: alcune persone mi davano dell'infelice quando in realtà ero semplicemente incazzato per qualcosa o con qualcuno, gente esistono i dizionari, l'infelicità è una cosa, e l'essere arrabbiati, stanchi, saturi, è tutt'altra, attenti alle parole, e soprattutto, il più delle volte, le arrabbiature delle persone disabili nello spòecifico, nulla hanno a che fare con la disabilità.

Meditate gente, meditate. 

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