Due chiacchiere.

Ascoltavo uno spot pubblicitario e mi veniva da ridere: se c'è una cosa che non sopporto è quella di dare colpa alle cose per salvarsi dietro un dito, o per arrampicarsi sugli specchi; mi riferisco al fatto che, molti, vorrebbero far capire che, per avere una vita attiva, come uscire, incontrare gli amici, disistallano le app dei social dal telefono, come se fosse colpa dei social il fatto che non si esca, e che per far avere notizie della tua persona, devi per forza postare, no, c'è qulcosa che non va, come recita una canzone di Adriano Celentano. Tutto parte sempre dalla testa, non da un iPhone o dallo smartphone, ma dalla testa; io non ho bisogno di astrtusi stratagemmi per uscire insieme a mia moglie, o uscire insieme e prendere un caffè con gli amici, anzi, per quanto mi riguarda, la tecnologia mi aiuta in tutto ciò; io non ho bisogno per farmi venire la voglia di uscire, di distallare le app dallo smartpone, prendo ed esco, qual è il problema? Io ho molte persone che mi seguono su i social, ma vivo la cosa per quella che è; ciò non mi impedisce di uscire, o di postare necessariamente tutto ciò che faccio, posto quando è il caso di postare. Mi dispiace dirlo, ma chi si crea problemi del genere, ha qualche problema di dipendenza. Non sarà invece, che siamo tutti così presi da mille impegni, uitli e inutili, perchè siamo tutti o quasi, presi a costruire il nostro futuro, ma futuro di cosa? Il covid ci ha fatto riflettere su questo aspetto e ci ha fatto capire che non è proprio così; nel nord d'Itlaia, quando un amico vuole invitarti a trascorrere una serata insieme non ti dice, vieni quando vuoi ti aspetto ma ti dice: ti aspetto il 10 aprile alle 19,30, e magare siamo ancora a dicembre dell'anno prima, in Sicilia invece dicono: vieni ti aspetto. Mi capita spesso di prendere un caffè insieme a personer che mi seguono su i vari social, signore gentilissime che, per via di mille impegni soono costrette a dirmi, a gennaio: ci vediamo al bar il 10 maggio alle 9 del mattino. Credo che ogni ulteriore commento sia superfluo, una volta si dava colpa alla televisione, al videoregistratore, poi si è passati a internet, ma signori miei, il problema non sono le cose, neanche le mode, ma il problema, come recita una canzone di Umberto Tozzi: Gli altri siamo noi. 

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