La vita.

La vita è bella e incredibile: può capitare causa eventi forza maggiore, di dover rialzarsi in piedi, rimboccarsi le maniche e riprendere in mano la propria vita per tornare a vivere, per andare avanti come si dice; è questa, una situazione nella quale in più di una volta mi sono ritrovato; ogni tanto, quando dico che nella mia pur bellissima vita ho avuto tre esaurimenti nervosi, molti restano stupiti, Marco esaurito? Sì, perchè anch'io sono un essere umano comune mortale, ma attenzione, cosa importante, dopo questi esaurimenti, una volta ripreso, mi son detto con grande gioia: la ciecità è niente in confronto. La cosa che mi piace raccontare spesso è la bellezza di rialzarsi in piedi e riprendere in mano la propria vita, non quella degli altri ma la propria; e soprattutto che, ogni situazione è diversa dall'altra. Nel 1992, il 17 gennaio di venerdì, ho fatto un grande botto con boato sismico: ho deciso di lasciare gli studi; è stato bello studiare pianoforte e sostenere gli esami liceali eppure, col tempo avvertivo che qualcosa non tornava, otto ore al giorno seduto al pianoforte chiuso nella mia stanza da solo a memorizzare spartiti in Braille per i vari programmi d'esame; fino al sesto anno tutto bene, tutto bello, andavo a scuola ma avevo una vita, avevo degli spazi miei, poi dovevo studiare per l'ottavo anno di pianoforte, il programma prevedeva di studiare, a memoria, 64 fughe di Bach oltre a 32 tesi di storia della musica, (all'esame di settimo anno ne avrei estratte tre); e qui ho cominciato a traballare, non avevo più tempo per me, inglobavo nella testa pagine e pagine di spartiti in Braille, cominciavo a non stare bene, dapprima, l'intervento di asportazione dell'occhio sinistro mi aveva già fatto riflettere sulla mia vita: e poi, mentre il tempo passava, ero sempre più con il morale a terra quando invece per me la musica è gioia; così, nella mattina del 17 gennaio 92 consapevole che, quella mia decisione mi avrebbe creato non pochi problemi, ho vuotato il sacco, ho detto no a quei ritmi, ebbene da quel giorno la mia vita è cambiata, ero stanchissimo, arrabbiato, stufo, ma niente paura, prima di tutto, per rimettermi in piedi ho ripreso a fare musica come la sentivo io dentro, e ancora, mi sono ritagliato dei piccoli spazi per fare tutto quello che non avevo fatto da adolescente, come giocare a pallone, è stato fantastico, tutti attorno a me erano quasi in lutto perchè avevo abbandonato gli studi e io che tornavo a sorridere; ricordo che in tanti, a fin di bene hanno tentato all'ora di farmi tornare su i miei passi, ma siccome io sapevo il fatto mio, a testa alta ho gridato al mondo intero il mio no, no, e no, ho lasciato che tutti si stufassero e sono andato avanti per la mia strada. Il 92 si è rivelato per me un'anno bellissimo, magico, poi, l'insegnante di pianoforte mi ha proposto un corso di ambientamento e mobilità con il bastone bianco, ho colto al volo un'occasione importante per rimettermi in piedi e rendermi autonomo, è stato un trionfo quell'esperienza che, mi avrebbe aperto le porte alla vita, ma avrei lottato molto ancora. Ecco, in sei mesi o poco più ho messo tutti a tacere, quell'abbandonare gli studi dava i primi risultati che io cercavo, suonare ciò che sento e rendermi autonomo perchè aimè, e questo vale per tutti, non ci sono sempre i genitori, quindi è  importante rendersi autonomi, perchè alla fine dei conti, non possiamo contare che su noi stessi, poi ben venga l'aiuto quando c'è, ma è un fatto di equilibrio, nessuno è isola e tutti abbiamo bisogno di qualcuno, ma allo stesso tempo è necessario e importante un minimo di autonomia personale, per tutti indistintamente. Inoltre, col tempo, ho capito che, quel mio abbandonare gli studi, non era un non hai voglia di studiare, come quasi tutti mi rimproveravano, ma ho capito nel tempo che, il metodo adottato per studiare per me non era quello adeguato. Un'altra esperienza forte l'ho provata dopo che è morto mio padre per un tumore al cervello nel giugno 2012: questa si è rivelata un'esperienza di vita che, si pensa spesso che non possa toccare a noi, parlo del lutto; io l'ho vissuto su due fronti il lutto per la morte di mio padre: da un lato la consapevolezza che nulla si è potuto per sconfiggere il tumore che lo ha colpito, e quindi l'accettazione del fatto, dall'altro lato, l'avvertire la sua mancanza, la sua assenza fisica, ricordo che, per un anno e mezzo non ho più composto musica mia, ogni tanto suonavo il pianoforte ma non riuscivo più a comporre, la vena artistica si era spenta, come in una fontana senza più acqua, è una sensazione che crea non pochi problemi e fastidi, avevo bisogno del mio tempo per elaborare il lutto e quindi rimettermi in piedi; e anche qui, quante parole inutili ho sentito, tutti bravi ed esperti psicologi a dirmi come dovevo rialzarmi in piedi, e, dopo più di un anno, un bel giorno è successo qualcosa, uno scossone che mi ha faqtto rialzarmi in piedi, e in quel momento, improvvisamente, ritrovavo le energie grazie a Laura, mia figlia, e ricominciavo a suonare e fare i miei esperimenti musicali, ma non era ancora finita, non mi ero rimesso del tutto fino al 6 novembre 2016 quando, al mattino sono partito insieme a moglie e figlia per la Sicilia, qui, è successo qualcosa che, come per magia mi ha colto di sorpresa, all'arrivo a Trapani ho incontrato un angelo, un incontro di pochi minuti ma, sufficente per dire a mia moglie: bene, da oggi posso ricominciare a comporre musica. Mi ero rialzato, da quel giorno la mia vena artistica straripava di acqua, ho ripreso a comporre musica senza sosta per tre anni di seguito. Tutto questo è vita. 

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