Il caffè di questa mattina.

“Ho imparato che non tutti sono ciò che dicono di essere. Che chi tace, molto spesso, è perché davvero non ha nulla da dire e non è una di quelle tattiche che si usano per vedere se poi uno ci tiene realmente a conoscere i tuoi pensieri.


Ho imparato che chi non guarda mai negli occhi ha molto da nascondere e che certe cose sono così palesi perfino ad un cieco, ma se tu sei accecata dall’amore non te ne accorgerai fino a quando non ci andrai a sbattere contro e, comunque, non è detto che tu apra gli occhi in quel momento.


Ho imparato che le persone che vogliono esserci riescono a ritagliarsi anche cinque secondi per domandare: “come stai?” e ascoltare la risposta. Che è molto più facile trovare scuse e non soluzioni.


Ho imparato che i pezzi che perdi nel corso dei momenti “no” che, a volte, corrispondo a delle persone "no", puoi utilizzarli per farci crescere al loro interno dei magnifici fiori. Che non sempre le lacrime arrivano agli occhi e che, spesso, riesci a straripare come un fiume in piena stando fermo e in silenzio e quei momenti - soprattutto quelli - fanno più male di altri.


Ho imparato ad accettare le cose che non posso cambiare e quelle che mi hanno cambiato profondamente, ricavandone sempre il lato positivo perché se è vero che ogni esperienza insegna, è altrettanto vero che siamo noi a decidere cosa debba lasciarci dentro.


Ho imparato che se ci metto il cuore, probabilmente, non mi verrà dato il loro allo stesso modo, ma non mi va di cambiare per niente e nessuno. Che l’unica che può dire “basta” sono io e mi vado bene esattamente come sono.


Ho imparato che non smetterò mai di imparare e che la vita va vissuta a fondo proprio per questo. Perché di imparare non mi stanco mai. E malgrado tutto mi piace. Ho preso spunto da questo post per dire che, le percezioni sono importanti molto importanti, perchè le percezioni riescono, se esercitate, riescono a vedere oltre il visibile; da cieco assoluto posso dirlo forte, ho imparato ad ascoltarle a mie spese; prima infatti le sentivo senza dare loro alcun peso, in bene e in male, ma, a diciotto anni ho imparato la lezione: ho capito che quelle percezioni andavano ascoltate ed elaborate con il cervello perchè mi avrebbero evitato grossi guai e così è stato, avrei imparato a usare l'occhio dell'anima, è uno ma fa per due, aimè ho potuto costatare nel tempo che, molto troppo spesso, gli amici vedenti non lo usano ed'è male. L'occhio dell'anima mi permette di vedere tutto quello che succede intorno a me, mi consente di avvertire le persone, non solo il loro stato d'animo, ma il loro io, e quindi avvertirne pensieri e intenzioni, anche se loro stanno in silenzio. Nella vita, grazie alle percezioni, ho imparato che con queste, si può mentalmente prevenire un evento, bello o brutto, non è veggenza, ma è l'avvertire attraverso l'energia che porta la percezione, avvertire che accadrà o sta per accadere qualcosa; questo mi ha portato molto lontano nella vita, mi ha permesso di avvertire il bello e il brutto, il bene e il male intorno a me, e quindi comportarmi di conseguenza. Ciò che è essenziale è invisibile all'occhio.

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