I treni.

I treni. Da sempre mi piace il treno come mezzo di trasporto, in treno ti puoi rilassare se vuoi, puoi incontrare gente nuova con cui scambiare due chiacchiere; e così nella vita, tempo fa, chiacchierando con uno psicologo, parlando del più e del meno gli ho fatto un'affermazione ben precisa: nella vita, si può scendere da un treno e salire su un'altro, i genitori non si possono scegliere, mentre invece, le persone da frequentare in qualità di conoscienza, amicizia, o, rapporto di coppia, queste si possono scegliere; soolo a una cosa non si può dire di no: la morte. Lo psicologo, nel sentire il modo in cui ho detto questa frase, la determinazione e la fermezza con cui l'ho pronunciata, è irmasto in silenzio, senza parole. Questa premessa per dire che, ho imparato, che nella vita non si deve vivere per gli altri, ma con gli altri, l'importante è il rispetto, poi tutto può accadere; e la prima cosa importante, è che per rispettare gli altri, si deve rispettare sestessi; questa mattina ad esempio ho eliminato un contatto dalla mia rubrica telefonica: il perchè è molto semplice, ultimamente spesso mi è successo di rimuovere dei contatti dlala mia rubrica, ho imparato nella vita, che quando una persona, per un qualsiasi motivo giusto o sbagliato che sia non ti cerca e non risponde ai tuoi messaggi o alle tue chiamate, questo è una risposta che nella mia vita ho imparato a considerare lezioni di vita, lka morale di tutto ciò è che il silenzio è la migliore risposta. Quando un raporto, qualunque sia la sua entità, non trasmette più nulla, non è un male chiuderlo, male è insistere a portarlo avanti. Nel 192 ho lasciato gli studi musicali, Dio ce ne scampi, tutti a dire parlare parlare parlare, in realtà ho lasciato un treno, quelo della scuola di musica, per salire su altri treni per vivere e costruire il mio futuro. bbene, da quel momento, ho fatto musica come la sentivo io, come quando e dove voolevo. Ecco un esempio di rispettare sestesso, altra cosa molto importante: io posso non condividere una tua idea, ma la rispetto perchè sei una persona, e quell'idea può andar bene per altre persone o situazioni. Ricordo durante un'incontro in una classe di scuola serale, una gentile signora, dopo aver ascoltato la mia gioia nel parlare della mia espeirenza di vita mi chiede: allora dato che hai una grande gioia di vivrre nonostante la tua condizione di cieco assoluto, tu non ti arrabbi mai? Sì, eccome che mi arrabbio, sono un essere umano anch'io, con pregi difetti e debolezze, ed'è proprio perchè ho una grande gioia di vivere che ogni tanto mi incazzo come una bestia, perchè la vita di ogniuno è la propria vita; e, oltretutto a mie speswe nella vita ho imparato una cosa: fare silenzio, ascoltare tutto, riflettere, contare fino a cento prima di dire, parlare, giudicare, sentenziare, sparare a salve e a raffica su qualcuno che, molto probabilmente, vuole comunicarmi qualcosa, o vuole semplicemente sfogarsi, chi sono io per giudicarlo? Come ha detto papa Francesco durante un'omelia in piazza sanj-Pietro a Roma: chi sono io per giudicare? Sono peccatore anch'io. Il silenzio è la migliore risposta, dopo di che, quando la pazienza scappa puoi e in certi casi devi rispondere, anche arrabbiarti. Milioni di persone nel mondo finiscono in terapia dallo psichiatra, ma non perchè hanno qualcosa che non va, ma perchè, specialmente nella cultura occidentale regna un'insegnamento, sbagliatissimo ritengo, non devi arrabbiarti, fai il bravo, fai finta di niente, il buon viso a cattivo giocom, una cosa che non sopporto, la odio addirittura. Infatti tante disgrazzie sono accadute per colpa del buon viso a cattivo gioco, ma per farci rispettare, si deve necessariamente usare la forza? Tutti abbiamo il diritto di ridere, sorridere, piangere, urlare e arrabbiarci, e tutti abbiamo un unico dovere: il rispetto. Tempo fa, una signora cieca mi ha raccontatio che ha dovuto andare a vivere da sola per ritrovare sestessa, è a questo che si deve arrivare? Sì purtroppo se è necessario a farci stare bene. C'è una domanda magica che dovremmo porci ogni tanto:L e se capitasse a me? 

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